Zeppole di San Giuseppe: il dolce segreto della festa del papà

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2020
Zeppole
Ph. Rossella Neiadin da www.scattidigusto.it

La festa del papà è una ricorrenza che cade in giorni diversi nei vari paesi del mondo. In Italia si festeggia il 19 marzo, nel giorno di San Giuseppe. E a Napoli la festività si lega a un dolce ben preciso: le zeppole di San Giuseppe. Si tratta di gustose ciambelle fritte e guarnite con crema pasticciera e amarena e spolverizzate di zucchero a velo. La loro origine è sicuramente partenopea, ma dolci molto simili erano preparati già al tempo dei Romani.

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Festa di San Giuseppe: la storia della festa del papà

ZeppoleSan Giuseppe è il Santo patrono della Chiesa Universale, della famiglia, dei papà, dei poveri e bisognosi, delle ragazze, degli orfani, e di tutti gli operai. I festeggiamenti in suo onore hanno origini che risalgono alla tradizione pagana. Il 19 marzo è infatti la vigilia dell’equinozio di primavera, dal latino æquinoctium. In epoca pagana per celebrarlo si svolgevano i baccanali, riti dionisiaci  per propiziare la fertilità, e i riti di purificazione agraria. I contadini erano soliti costruire dei falò per bruciare i residui del raccolto dell’anno precedente e per festeggiare la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Si tramanda che durante questi festeggiamenti venissero cucinate delle frittelle fritte in olio o strutto bollente, molto simili alle zeppole.

La festa del Santo era originariamente dedicata a falegnami e artigiani. I primi a festeggiarla furono i monaci benedettini nel 1030. Divenne canonica per la Chiesa Cattolica nel 1621 grazie a Papa Gregorio XV e dal 1968 è diventata anche la festa del papà, ma non in tutte le parti del mondo.

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Zeppole di San Giuseppe: cucina e tradizione

ZeppoleL’origine del dolce, per come oggi lo conosciamo, è indiscutibilmente napoletana. Vi è infatti una fonte ben precisa che ne attribuisce a Napoli la paternità. Una ricetta simile a quella odierna, risalente al 1837, fu pubblicata da un celebre gastronomo napoletano, Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino. Fu autore del Trattato in lingua napoletana “Cucina teorico-pratica”. Riportando la ricetta nel suo libro, il Duca fu il primo a scrivere ingredienti e preparazione delle zeppole.

Un’ulteriore testimonianza della napoletanità delle zeppole è fornita da Johann Wolfgang von Goethe. Lo scrittore, in visita a Napoli alla fine del 1700, rimase affascinato dall’arte con cui alcuni uomini impastavano e friggevano delle frittelle per strada, che ricordavano nella forma e nella realizzazione proprio le Zeppole. Ne riportò infatti una testimonianza nel suo libro “Viaggio in Italia”.

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Zeppole: la misteriosa etimologia

ZeppoleMa da dove deriva la parola “zeppola”?

Secondo alcune fonti da “zeppa” (dal latino cippus), un pezzetto di legno in grado di risolvere piccoli problemi di livellamento dei mobili. L’espressione si lega a un’usanza molto diffusa a Napoli e anche al mestiere di falegname di San Giuseppe.

Altri sostengono che derivi dal latino serpula che significa “serpe”. Si riferisce alla forma del dolce di San Giuseppe che ricorderebbe un serpente attorcigliato su sé stesso.

Poi c’è l’ipotesi che derivi da cymbala, un’imbarcazione fluviale dal fondo piatto e l’estremità arrotondata, quasi a forma di ciambella.

Altre fonti la ricollegano a saeptula, dal latino “saepio, cingere”, un termine che designava gli oggetti di forma rotonda.

E per finire c’è anche l’ipotesi che derivi da Zi’ Paolo. È il nome del friggitore napoletano che alcuni considerano l’inventore della zeppola da strada, rigorosamente fritta due volte.