Corteo shock a Napoli per Ugo Russo: mega assembramenti e striscioni

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corteo ugo russo

Corteo Ugo Russo – Come annunciato sui social, in molti sono accorsi al corteo in memoria di Ugo Russo, il 15enne ucciso a Santa Lucia l’anno scorso. “Verità e Giustizia” è lo slogan della folla radunatasi in Largo Berlinguer con striscioni e cartelli in ricordo del ragazzo. Vincenzo Russo chiede ancora spiegazioni sulla morte di suo figlio. In attesa l’udienza del 7 aprile per quanto riguarda il murale. 

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Corteo Ugo Russo, corteo per il 15enne ad un anno dalla morte

corteo ugo russoUna sorta di sit-in quello organizzato in queste ore da chi era legato, anche solo moralmente, al 15enne Ugo Russo. “Mio figlio ha sbagliato. Vogliamo solo sapere se doveva essere ammazzato in quel modo”. “Dopo un anno siamo ancora qui a dire le stesse cose” queste le parole del padre Vincenzo. “Se il murale fosse stato un inno alla malavita non l’avremmo fatto scrivendo ‘verità e giustizia‘”. “Il murale è fatto per gridare il nostro dolore e per i ragazzi di Napoli che devono avere paura”. A un anno dalla morte del ragazzo, morto in seguito ad una rapina di cui era protagonista, la sua famiglia sta conducendo una battaglia per ottenere ‘verità e giustizia‘. Infatti, la famiglia, è in attesa dei responsi dell’autopsia da un anno. 

A pochi giorni del raduno Napolitoday ha incontrato Vincenzo Russo. “Se mio figlio ha sbagliato, ci sono le carceri, le comunità. Non si fa quello che ha fatto, ha sbagliato, ma non doveva essere ammazzato con tre proiettili di cui uno dietro la nuca. Secondo voi andava ammazzato in questo modo?“. La cosa che preme di più è di certo la mancanza dei risultati dell’autopsia, mai pubblicati. “Se mio figlio è stato ammazzato volontariamente lo vogliamo sapere“. Il padre del 15enne conclude “abbiamo piena fiducia nella magistratura, ma è passato un anno e non abbiamo nessuna risposta

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Corteo Ugo Russo: la storia del 15enne

corteo ugo russoPresenti al corteo anche l’attore Ascanio Celestini, che ha aderito all’iniziativa, Gianni Bifolco, papà di Davide morto nelle circostanze simili a quelle di Ugo Russo e il Garante dei detenuti della città Metropolitana di Napoli, Pietro Ioia.

Ma la fine della storia di Ugo inizia la sera del primo marzo quando il 15enne salì in sella al motorino di un amico 17enne impugnando una pistola, che poi si sarebbe scoperta finta. Dalle ricostruzioni degli inquirenti è emerso che i due percorsero via Orsini, a Napoli. Si affiancarono ad un auto in cui c’era una coppietta, il carabiniere 23enne e la sua fidanzata. I ragazzi tentarono di rapinare il Rolex al braccio del 23enne. Dopo che il carabiniere in borghese si identificò, i due si diedero alla fuga. Il 23enne impugnò l’arma di servizio e sparò 4 colpi, secondo alcune indiscrezioni. I primi due colpi avrebbero raggiunto Ugo alla parte alta del petto, il terzo andò a vuoto e il quarto gli avrebbe trapassato il casco colpendolo alla nuca. Ma per adesso niente è confermato soprattutto perché, dopo un anno, si è ancora in attesa dell’autopsia.