È il cosiddetto vocoder il dispositivo in grado di leggere nella mente dell’individuo, convertendo i pensieri in parole. La ricerca, ancora a uno stato iniziale, potrebbe cambiare la vita di chi è impossibilitato a parlare. (Leggi anche: Pepper, l’infermiere robot giapponese approda a Napoli) La sorprendente creazione è stata realizzata dai ricercatori del Mind Behaviour Institute presso la Columbia University sotto la direzione del prof. Nima Mesgarani e del neurochirurgo Ashesh Dinesh Mehta. Lo studio, pubblicato su Nature, non ha precedenti nella storia.
Vocoder: cos’è e come interpreta i segnali cerebrali

Il vocoder è un algoritmo informatico che, col supporto dell’intelligenza artificiale, riesce a tradurre le onde cerebrali, generate dal processo di segnalazione neuronale, in parole comprensibili. In pratica, ogni volta che pensiamo produciamo impulsi elettrici: riuscire a interpretarli e comunicarli è la nuova sfida della scienza.
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Nell’esperimento la prima fase di “training” è stata necessaria per fornire alla macchina tutti gli strumenti di apprendimento possibili, esempi di discorsi e impulsi vari, in modo che successivamente fosse in grado di confrontarli efficientemente con stimoli differenti. Ad alcuni pazienti epilettici, già operati al cervello, è stato chiesto di ascoltare ripetutamente delle frasi pronunciate da individui diversi. I loro stimoli cerebrali sono stati registrati e convertiti in modelli matematici. È proprio sulla base di tali formule scritte che il vocoder sintetizza le “parole”.
La seconda fase, “di prova”, ha visto gli stessi pazienti ascoltare una sequenza numerica casuale da 0 a 9. Gli stimoli, nuovamente convertiti in modelli neuronali, sono stati tradotti in un segnale audio dal vocoder. Tale segnale, ripulito grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale, corrispondeva esattamente a quella sequenza. Il 75% delle persone che hanno ascoltato la voce robotizzata hanno giudicato “comprensibile” ciò che diceva.
Uno sguardo al futuro

In un futuro non troppo remoto il vocoder potrebbe riuscire a interpretare segnali più complessi, fino a comunicare pensieri elaborati. La speranza è quella di dare una nuova voce a chi, a causa di malattie o traumi, non riesce più a comunicare. Mesgarani, fiducioso nel suo progetto, annuncia: “Questo sarebbe un punto di svolta. Darebbe a chiunque abbia perso la capacità di parlare, sia per infortunio che per malattia, la rinnovata possibilità di connettersi al mondo che lo circonda“.