Continua la telenovela di Monica Cirinnà e i soldi del cane. Dopo il ritrovamento nella cuccia del cane nella villa a Capalbio, la senatrice del PD ha richiesto al tribunale i soldi. Li ha reclamati al GIP per darli, dice lei, in beneficienza. Ma il Tribunale nega la restituzione.
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Monica Cirinnà soldi: un cane “ricco”
In quel fondo, infatti, nella cuccia del loro cane, sono stati ritrovati ben 24 mila euro. Un ritrovamento record e molto discusso. I pensieri furono molti, e il web si è sbizzarrito con l’ironia.
La questione dei soldi è stata attenzionata dalla procura di Grosseto che ha provveduto a fare gli opportuni accertamenti. Molte le piste battute: dallo spaccio alle tangenti fino all’uso della cuccia da parte di criminali per occultare i soldi.
Le indagini hanno portato a un nulla di fatto. La “scansione a raggi X” della senatrice PD, del marito e della famiglia non ha portato a nulla a loro carico.
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Monica Cirinnà soldi: la richiesta della senatrice dem
La Cirinnà, infatti, ha manifestato la volontà di devolvere quei soldi a un’associazione antiviolenza. Per questo ha optato per reclamare i soldi. Ma gli inquirenti negano i soldi.
Nulla è dovuto alla senatrice. Alla dem non spetta neanche un centesimo di quei soldi. E malgrado la reiterazione dell’istanza, per il giudice quei soldi restano sotto sequestro.
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Monica Cirinnà soldi: cosa dice la legge
L’articolo stabilisce e regolamenta il ritrovamento del “tesoro”. Tesoro, per la legge, è qualunque cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di cui nessuno può provare di essere proprietario. Il tesoro appartiene al proprietario del fondo in cui si trova. Se il tesoro è trovato nel fondo altrui, purché sia stato scoperto per solo effetto del caso, spetta per metà al proprietario del fondo e per metà a chi lo ritrova.
Quindi, già stante l’articolo, solo metà spetterebbe al proprietario del fondo, e non tutto. Tuttavia, per i giudici non si tratta di ritrovamento di tesoro. Si applica, diversamente, la disciplina delle cose ritrovate. Come spiega il togato nel provvedimento del 20 giugno scorso, anche se si fosse trattato del ritrovamento di un tesoro, “esso spetta solo per metà al proprietario del fondo e per metà al ritrovatore: in questo caso, a Fabio Montino e all’operaio Fabio Rosati, per la quota di un quarto ciascuno“