La trasformazione del territorio litorale è iniziata già tanti anni fa, a causa dei cambiamenti apportati dalla mano dell’uomo. Oltre a sviluppo urbanistico, bonifiche del territorio, insediamenti industriali e infrastrutture turistiche, preoccupa il problema dell’erosione costiera, ovvero il fenomeno di arretramento della linea di costa. Secondo le stime del WWF questo porterebbe alla riduzione del 50% delle spiagge nel mondo. La dinamica dei movimenti costieri è regolata da vari fattori. Quello più rilevante è meteo-climatico, cui si aggiungono l’estrazione di acqua, gas e petrolio dal suolo o l’alterazione dei sistemi dunali nelle piane costiere.
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I cambiamenti climatici
Sicuramente la causa più devastante è quella climatica. I gas serra stanno portando al rapido surriscaldamento terrestre. Ormai non esistono più stagioni ben definite e le temperature cambiano di giorno in giorno.
Lo scioglimento dei ghiacciai è già in atto da anni e ha provocato l’innalzamento del livello del mare. Basti pensare che in Liguria il mare è già avanzato di 50 metri negli ultimi 50 anni. A rischio anche il Nord Adriatico, il golfo di Taranto, il golfo di Oristano e Cagliari, dove si prospettano aumenti da un minimo di 53 centimetri a un massimo di 97 centimetri entro il prossimo secolo.
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Come cambieranno le spiagge italiane
- In Molise, con una percentuale del 91%;
- In Basilicata, con una percentuale del 78%;
- In Puglia, con una percentuale del 65%;
- In Abruzzo, Marche e Lazio.
Tali dati preoccupano gli amanti delle vacanze estive al mare. Da sempre, infatti, le spiagge rappresentano divertimento, relax e tintarella. Ma spaventano soprattutto i gestori degli stabilimenti balneari: il processo di erosione determina anche un progressivo arretramento degli arenili.
Per far fronte a questo fenomeno, si sono recuperati milioni di metri cubi di spiaggia da riversare su quelle devastate. Ciò ha fatto scattare l’allarme anche per le specie che vivono a ridosso della costa, come vongole, lupini e telline. Ovviamente questo inciderà negativamente anche sulla pesca e sul mercato ittico.
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Come fare per risolvere il problema
Un’azione utile potrebbe essere quella di costruire dighe frangiflutti, evitando che le onde si infrangano direttamente sulle spiagge. Con questi accorgimenti dovremmo limitare danni naturali ma anche economici. Non dimentichiamo le conseguenze negative che subirebbe il turismo. Tuttavia non possiamo aspettarci che tutto resti uguale a oggi perché, al di la dell’intervento dell’uomo, è impossibile arrestare l’evolversi delle cose. Neanche quando si tratta, purtroppo, di calamità naturali.